Sfiducia ed incertezza sono due dimensioni con le quali stiamo imparando a fare i conti, in questo sfiancante periodo di pandemia. Il Covid-19 ha minato molti dei pilastri su cui le persone edificano le proprie esistenze, seppur in modi diversi. C’è chi rischia di perdere il lavoro – o l’ha perso e non sa se ne troverà un altro; tante relazioni significative non hanno retto alla distanza, altre sono esplose, soffocate dalla convivenza forzata; il contatto con l’Altro, possibile veicolo di contagio, incute timore e impone circospezione.
Un clima che, con i media a soffiare sull’incendio dell’incertezza, ha travolto anche la scienza. Pensiamo ai dibattiti sull’interpretazione dei dati epidemiologici, o sull’efficacia dei vaccini.
Eppure, ci ricorda Luca Nicola in questo articolo, abbiamo avuto a disposizione un secolo per accettare il fatto che scienza ed imprevedibilità siano realtà inscindibili.
Edgar Morin, filosofo della complessità, afferma che
All’inizio del ventesimo secolo, la meccanica quantistica ha sconvolto la concezione classica, non soltanto con il caso, ma con un’imprevedibilità e un’incertezza fondamentali sul comportamento, e anche sulla natura, degli oggetti microfisici. A partire dai lavori di Hubble sull’espansione dell’universo, si è potuto mettere in evidenza l’incertezza che pesa sulle sue origini, sui suoi costituenti e sul suo divenire, attraverso la definizione dei concetti di ‘materia oscura’ e di ‘energia oscura’. Infine le teorie del caos ci insegnano che, anche quando un sistema è determinista, l’incertezza che regna sulle condizioni iniziali fa sì che non si possa predirne il comportamento. Non possiamo più eliminare l’incertezza perché non possiamo conoscere con una perfetta precisione tutte le interazioni di un sistema, soprattutto quando questo è molto complesso. L’imprevedibilità si trova anche nel cuore stesso del determinismo.
La mancanza della visione di sistema è, secondo Morin, un problema culturale:
Gli scienziati mancano della cultura epistemologica necessaria per concepire un cambiamento di paradigma. Certo, ognuno nella sua disciplina cerca di negoziare con l’incertezza. Ma il problema di insieme non viene posto. Non si giunge a pensare questo problema in maniera radicale e globale. E di questo problema, peraltro, l’irruzione dell’incertezza non è che uno degli aspetti. Dobbiamo dunque cambiare il modo di concepire la conoscenza scientifica.
L’incapacità di accettare l’esistenza stessa del dubbio è un problema non solo della scienza, ma dell’uomo moderno:
La necessità del dubbio è cresciuta nella nostra epoca dove false informazioni, dicerie, pettegolezzi non sono veicolati solo dal passaparola, ma vengono propagati con una velocità e un’ampiezza inaudite tramite Internet. Bisogna sapere anche che il dubbio incontrollato e illimitato si trasforma nella certezza paranoica che è tutto falso o menzognero. Bisogna anche saper dubitare del dubbio.
Per sua natura, l’uomo è portato a catalogare, etichettare, semplificare la realtà ma, paradossalmente, dopo aver mappato i 3200 Mb del genoma umano, la lezione più grande potrebbe venirci da un pezzo di genoma infinitesimamente più piccolo, un’entità biologica saprofitica e infettante a cui abbiamo dato il nome di SARS-CoV-2. Come umanità, il Pianeta ci sta dicendo che dobbiamo assolutamente dismettere le lenti dell’antropocentrismo, e porci una domanda: è davvero possibile continuare a tollerare le logiche di predazione, abuso e sfruttamento del nostro cieco sistema capitalistico? (Per approfondire, Fernandez Savater, Amador – Invención o realidad disminuida, disponibile nella sezione Materiali ).
Da oltre un secolo, ci concediamo il lusso di ignorare la complessità, e ci nutriamo dell’illusione di non essere parte di un unico sistema interconnesso, con tutte le responsabilità che da ciò deriva:
L’abbandono delle concezioni deterministe della storia umana che credevano di poter predire il nostro futuro, l’esame dei grandi eventi e degli incidenti dell’ultimo secolo che sono stati tutti inattesi, il carattere oramai ignoto dell’avventura umana devono incitarci a preparare le menti ad attendersi l’inatteso per affrontarlo.
Wilfred Bion sapeva bene quanto difficile fosse raggiungere la Negative Capability, accettare il dubbio, permanere in una rispettosa incertezza.
Oggi più che mai appare chiaro che, per difficile che possa essere, preparati o no, non possiamo più aspettare.